Maestro.

Roberto
Beltrami
Simone Cenedese at work
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RB
Che cosa ti ha spinto a lavorare il vetro,
a che età hai capito che era la strada per te?

Ho scoperto il vetro quando studiavo fisica all'università di Boston e ho avuto l'opportunità di vedere una mostra di Dale Chihuly. Questa è stata la scintilla che mi ha fatto cambiare strada. Essendo uno che lavora molto con le mani, con qualunque materiale, quando ho visto il vetro è stato amore a prima vista. Per la pausa estiva sono venuto a Murano, ho trovato un corso di lume all’Abate Zanetti, ho fatto un corso di fornace e così ho iniziato. Avere un background scientifico in un ambiente estremamente empirico come Murano mi ha aiutato moltissimo poiché mi ha fatto capire quali sono i fenomeni che governano la lavorazione del vetro.

Maestro.
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RB
Quali sono le tecniche che definiscono maggiormente il tuo stile?

Come produzione faccio un po' di tutto. Personalmente preferisco forme organiche, moderne o che utilizzino linee semplici. A livello di lavorazione, invece, preferisco cose più classiche tipo animali e sculture. Ho fatto diversi anni, lavorando da Zanetti e un po' anche da Pino Signoretto dove fanno sculture enormi di animali, grazie a loro ho scoperto la passione per la creazione di sculture in vetro. Però purtroppo non tutti i clienti capiscono cosa c'è dietro un lavoro del genere quindi non è un prodotto che viene molto venduto.

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RB
Da cosa prendi ispirazione per la realizzazione delle tue opere?

Da sempre la scienza ha fatto parte della mia vita e continua ad affascinarmi, tutt'ora insieme al vetro è una mia grande passione, mi dà una forte spinta in tutto quello che faccio ed è sempre stata la base dalla quale ho tratto molte delle fonti di ispirazione che ho sfruttato per la creazione della maggior parte delle mie opere. Molte volte però la realizzazione di un prodotto è determinata da un brief con il cliente, si procede con lo sviluppo del brainstorming, dove, si cerca di capire come realizzare il pezzo facendo i giusti compromessi tra la parte estetica e ed economica poiché spesso il prodotto deve essere rivenduto sul mercato.

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RB
Qual’è il tuo processo creativo?

Dipende, se è una cosa che deve avere delle proporzioni ben precise mi piace creare uno schizzo in scala sul pavimento o su un parafuoco, il più simile possibile a come voglio che somigli il prodotto finito. Generalmente per i progetti artistici, me li immagino in testa e li realizzo di getto, senza limitarmi ad un disegno. Avere uno schizzo e sapere già quello che si vuole è importante, non bisogna limitarsi, si deve anche fare affidamento alla memoria dei muscoli, dei riflessi che si sviluppano con il tempo e acquisire tanta esperienza per riuscire a prevedere cosa farà il materiale e controllarlo. Avere uno schizzo va bene, però sono pochi secondi che definiscono le proporzioni e le dimensioni di un oggetto. I vecchi maestri dicevano “meno tocchi il vetro più bene viene”.

Maestro.
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RB
Come vedi il futuro di Murano?

Lavorando principalmente con il mercato estero non posso dire con certezza quale sarà il futuro di Murano. Cerco delle persone giovani che vengano a lavorare con me per creare una nuova generazione di vetrai con una mentalità diversa dal classico vetraio muranese, troppo legato alla tradizione e a concetti che funzionavano in una società che era completamente diversa da quella moderna. La tradizione è importante, però essere troppo legati alla tradizione spesso impedisce all'innovazione e a nuove idee di nascere. Molte vetrerie muranesi trovano difficoltoso realizzare nuovi pezzi su commessa dei clienti, invece di dire che non si può fare, si possono trovare delle soluzioni per fare i giusti compromessi, per renderlo realizzabile ed esteticamente piacevole per il cliente secondo le sue linee guida.

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RB
Come vedi la questione donne/maestri?

Non ho alcuna sorta di preconcetto, tanti maestri dicono che bisogna essere forti per lavorare il vetro, io penso invece che tante volte basti la testa e non la forza fisica. Ad esempio Anna, ha iniziato facendo due mesi di Erasmus quest'estate e adesso è tornata per un altro anno, lavora il vetro da circa cinque mesi e fa cose che io onestamente dopo cinque mesi che lavoravo il vetro non ero in grado di fare. Ciò dimostra che non è tanto la forza quanto la memoria dei muscoli, i riflessi. Lavorare il vetro è come voler andare alle olimpiadi: allenandosi tre volte a settimana non arriverai mai alle Olimpiadi, se ti alleni tutti i giorni uomo o donna che sei, acquisisci una capacità ben diversa.

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RB
Se dovessi ricominciare da zero cosa rifaresti per arrivare dove sei ora?

La strada per arrivare dove sono ora è stata sicuramente difficile, essendo bresciano non vengo dalla tradizione vetraia muranese, però grazie all’esperienza maturata nei quattro anni vissuti negli Stati Uniti mentre studiavo e la mia passione per la scienza mi hanno permesso di scoprire il vetro. Non cambierei nessuna delle mie scelte anche se nella mia vita ho preso molte decisioni sbagliate, tutti gli errori comunque fanno crescere e servono per imparare qualcosa di nuovo. Penso che per avere successo nella vita l'importante è fare il possibile per cercare di fare le scelte più giuste senza avere ripensamenti su ciò che è stato fatto.

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RB
Che consiglio daresti a dei ragazzi che vorrebbero lavorare il vetro e magari diventare maestri?

Dovete avere una determinazione di ferro ed essere pronti ad un lavoro che, al di là della forza fisica, è molto estenuante. Se si vuole intraprendere la strada del vetro bisogna prepararsi ad una vita simile a quella di un atleta in modo da riuscire con l’allenamento a controllare il materiale. Partire con la mentalità di non essere capaci di fare niente, aiuta a migliorare, nel momento in cui si dice che si è diventati maestri si ha finito di imparare. Di veri maestri che avevano una vera conoscenza del materiale e un vero controllo del vetro, ne ho conosciuti veramente pochi, nonostante abbia lavorato con tantissimi di loro. Anche noi stiamo cercando di creare un ambiente dove smontare questo archetipo di gerarchia
della fornace che secondo me al giorno d'oggi è molto limitante sia per la crescita delle nuove generazioni che vogliono imparare il mestiere sia per il futuro dell'azienda.

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